Pagina:Fillia - L'ultimo sentimentale, 1927.djvu/16

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po e di spazio: la sua inquieta sensibilità, non più falsata dal ragionamento, danzò furiosamente libera...

«Chiaro di luna che lucidava il paesaggio con un impasto di bleu-di-Prussia e giallo-cromo. Il viso di Sona era immobile contro il cristallo buio del cielo — importanza incalcolabile delle sue forze fisiche che dominavano il paesaggio. Negli occhi grandi sfilavano i verdi veronesi degli alberi, i tetti bianchi e rossi delle case, le tenerezze chiare delle strade di campagna — e, intanto, le pupille si allargavano smisuratamente, paurosamente, nell’impressione vertiginosa di un mistero.

Sona camminò elasticamente sull’asfalto grigio della città: il suo corpo fasciato di seta nera ricordava la bellezza magra di una macchina in movimento — era la sensazione ambientale dell’eleganza moderna riassunta in una forma umana.

Intanto il chiaro di luna, la campagna immobile e la città vertiginosa si fondevano pittoricamente: Farro sentiva la carezza dolcissima di un piumino che baciava l’epidermide stanca. L’amante aveva sulle labbra un sorriso quasi trasparente: si vedeva infatti, attraversò il sorriso, una prospettiva di colori — i colori si sviluppavano lentamente — sfumature, tonalità, rappòrti di mille viola che si aprivano a spirale — tutto il corpo era disciolto nella spirale e i viola meravigliosi, freschi come la primavera notturna, tingevano le case, inguantavano gli alberi, assorbivano la luce della luna. Ma Farro non diventava triste perchè la femmina si era di