Pagina:Fillia - L'ultimo sentimentale, 1927.djvu/27

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Allegrissima intimità dei villeggianti, scintillante di elasticità, dopò l’oppressione soffocante del pomeriggio estivo.

Pablo Halosa, che corteggiava inutilmente Sona resistendo a tutte le sue lampeggianti ironie fu invitato a parlare. Egli aveva una Voce quasi femminile, nobilissima, che si ascoltava con piacere:

— «Vi racconterò la storia di Juanita, la più bella ragazza di Cordova. Viveva con il padre, commerciante, e aveva diciotto anni. Io studiavo allora in quella città. Ella passava ogni giorno a cavallo, per le strade, e tutte le sere si affacciava al balcone della sua piccola casa. Bianca come un’europea, morbida, vibrantissima, bastava che la guardassimo perchè i nostri desideri si risvegliassero. I giovani più ricchi di Cordova l’avrebbero voluta: in pochi mesi le richieste di matrimonio furono leggendarie, ma Juanita rifiutava sempre, dolcemente, con un piccolo sorriso di bontà tra le labbra rosse... Rifiutò le occasioni migliori, i partiti più quotati e la sua freddezza pareva diventasse un fascino di più. In breve tutta la città ne parlò. Fu il governatore, vecchio discendente spagnolo, bianco e religioso, che la pregò di svelare la ragione della sua impassibilità e Juanita rispose che non avrebbe mai potuto sposarsi perchè la sua giovinezza era fredda di ogni sensualità ed ella sentiva, al contrario, soltanto il desiderio di pregare. Miracolo umano di Cordova! Una bellezza insensibile alla seduzione della carne. Ebbrezza popolare di entusiasmo che avvolse la vergine purissima e l’adorò in ginocchio, santamente.