Pagina:Finazzi - Sulle antiche miniere di Bergamo, 1860.djvu/13

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Pompiliano, poteansi ad un bisogno fornire all’Impero ben mille soldati di cavalleria, a tutto punto armati e militarmente allestiti:

Si peteret quondam Romana potentia Poenos;
Aut hos aut illos qui nollent summere frenos;
Mille dabant isti Romæ toracas ahenos,
Et validos bellis animos vultusque serenos.
Sed fortuna bonis hominum male fida recessit,
Et loca tanta prius severissima sub pede pressit.
Nam modo vix equites capiunt hic arma ducenti,
Unde phalanx ibat mille sub aere nitenti.

Dopo i tempi della dominazione Romana, della escavazione delle miniere e delle relative fucine, che si aveano nelle nostre o nelle confinanti valli, non ci avviene di trovar documenti anteriori all’Historiola di Rodolfo Notajo, che narra come ai tempi di Carlo Magno, nell’811, essendo dallo stesso Carlo posto a Governatore di Brescia il conte Suppone, e facendo egli immoderatamente, e senza affrancarne gli schiavi, come avea promesso, e senza la debita retribuzione della pattuita mercede, lavorare nello scavo delle miniere e negli annessi edifizii gli abitanti della Val Trompia, se gli ribellarono e uccisero sediziosamente il figliuolo di lui e tutti gli altri che in nome suo gli avevan gravati dì quella vessazione. Onde Suppone con una mano d’armati entrò nella Valle e con efferato furore vi menò tanta strage che quasi la fece deserta e senza abitatori: Suppo, quum in multis ferreis laboribus, et prope sine mercede opprimeret Trompianos, nec vellet thingare (affrancare) servos, quos diu cavare fodinas cogeret, ut pullicitationem eis fecerat, omnes moverunt seditionem, et interfecerunt filium Supponis cum pluribus aliis, qui eos saevis verberibus afficiebant. Tum Sappo cum manu armatorum ingressus est vallem, et tantam caedem belluino fu-