Pagina:Fingal poema epico di Ossian.pdf/102

Da Wikisource.

canto sesto. 101

Scintillaron di gloria. E tu pur anche,
Re dei boschi sonanti, il tuo cordoglio
Scorda per sempre: i valorosi, amico,
260Benchè vinti, son chiari: il sol tra i nembi
Cela il capo talor, ma poi ridente
Torna a guardar su le colline erbose.
     Viemmi Gruma alla mente. Era già Gruma
Un sir di Cona; egli spargea battaglia
265Per tutti i lidi; gli gioìa l’orecchio
Nel rimbombo dell’armi, e ’l cor nel sangue.
Ei spinse un giorno i suoi guerrier possenti
Sull’echeggiante Craca; e il re di Craca
Dal suo boschetto l’incontrò, che appunto
270Tornava allor dal circolo di Brumo,
Ove alla pietra del poter poc’anzi
Parlato avea. Fu perigliosa e fera
La zuffa degli eroi per la donzella
Dal bel petto di neve. Avea la fama
275Lungo il Cona natìo portato a Gruma
La peregrina amabile beltade
Della figlia di Craca, ed egli avea
Giurato d’ottenerla, o di morire.
Pugnaro essi tre dì: Gruma nel quarto
280Annodato restò. Senza soccorso
Lungi da’ suoi, l’immersero nel fondo
Dell’orribile circolo di Brumo,
Ove spesso ulular l’ombre di morte
Diceansi intorno alla terribil pietra
285Del lor timor. Ma che? da quell’abisso
Uscì Gruma e rifulse. I suoi nemici
Cadder per la sua destra; egli riebbe
L’antica fama. O voi cantor, tessete
Inni agli eroi, che dalla lor caduta
290Sorser più grandi, onde il mio spirto esulti
Nella giusta lor lode, ed a Svarano
Il cordoglio primier tornisi in gioja.
     Allor di Mora su la piaggia erbosa
Si posero a giacer. Fischiano i venti
295Tra le chiome agli eroi. S’odono a un tempo
Cento voci, cento arpe: i duci antichi
Si rimembràr, si celebraro. E quando
Udrò adesso il cantor? quando quest’alma
S’allegrerà nelle paterne imprese?
300L’arpa in Morven già tace, e più sul Cona
Voce non s’ode armonïosa: è spento
Col possente il cantor; non v’è più fama.
Va tremolando il mattutino raggio
Su le cime di Cromla, ed una fioca
305Luce le tinge. Ecco squillar sul Lena