Pagina:Fior di Sardegna (Racconti).djvu/132

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E nol posso! Senti, Lara, se ti bacio così spesso e tanto a lungo, non avertelo a male; non è che per dimostrare in qualche modo il mio ardente ed inesprimibile amore. Io t’adoro, t’idolatro, morrò per te, angelo mio, Lara mia adorata... Lara mia, mia, mia!

Su questo tono Massimo parlò per un buon pezzo, mentre Lara lo ascoltava in estasi, gli occhi spalancati, fissi nei suoi, trasportata in mondi lontani, in quei mondi bianchi, dai fiori nivei, l’atmosfera argentea pregna di acuti profumi d’incenso e da melodie d’arpe invisibili che aveva sognate nella vecchia chiesetta dei monti, nè l’ora del crepuscolo e della melanconia.

Suonò la mezzanotte; ad ogni rintocco i due giovani si scambiarono un bacio, e Massimo, negli intervalli, mormorava, le labbra unite: — Cara, t’amo, Lara mia! Quando le ore cessarono di suonare, egli esclamò!

— Mezzanotte! Due ore e più che siamo insieme, e che non abbiamo detto quasi nulla! Ma no, è un quarto, è un minuto che sono con te, Lara, non è vero? Perchè quando son solo, le ore sono assai più lunghe... Di queste due quasi non mi accorsi!

— E’ ancora presto, Massimo; non temere; ci separeremo al cantar dell’allodola, come Romeo e Giulietta, nostri destini si rassomigliano. — Ritornò triste a quel ricordo; al ricordo dell’odio ignorante, vecchio, ma non dimenticato, delle loro famiglie, alla inimicizia che li divideva inesorabilmente, e chinato il capo sul seno, pianse — Lara, Lara mia! — gemè Massimo, coprendole il volto di baci e tergendolo le lagrime come lassù fra le rupi, — non piangere! Vedi, metti la morte nel mio cuore. Spera, spera, e non piangere più così! Spera! I tempi cambieranno, e tu sarai mia e saremo felici! Ma guarda, Lara, mi pare d’aver sentito rumore... vedo ombre, là, nel cortile...

Lara cessò di piangere e guardò: infatti, correvano strane ombre su e giù e strani rumori frusciavano là vicino.. Tremò tutta, ma osservando e ascoltando meglio si accorse essere quelli soltanto effetti di ombra proiettati dal lume, che aveva lasciato acceso dietro la porta, i rumori destati da un gatto che si divertiva al chiaro di luna. Finì col ridere e rassicurò Massimo, che intanto le