Pagina:Fior di Sardegna (Racconti).djvu/138

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scolpivano una triste nota sul viso di Massimo che mormorò alfine, staccandosi da quelle braccia sottili che la mano di un bimbo avrebbe potuto troncare e che pure lo soffocavano: — Fra poco ci separeremo, Lara, fra poco; ma vivremo sempre uniti col pensiero, perchè non v’è altri al mondo che si ami come noi, non è vero, mia adorata?

— E’ vero! —

— Mi amerai sempre come ora?

— Sempre!

— Sarai mia?

— Sempre tua...

— Lara adorata!...

I minuti volavano; una mano di ferro stringeva il cuore esulcerato di Lara, che sembravale, partito Massimo, di restare sola al mondo, barcollante in un vuoto orribile e tenebroso.

Il suo viso impallidiva spaventosamente; venne a tal punto che sembrava una morta, e solo gli occhi oscuri splendevano su quel fondo marmoreo, dando un segno di vita.

Massimo ne fu spaventato; le rialzò il volto con la mano ed esclamò: — Tu soffri, Lara! che hai? Dimmelo, Lara!

Tu sembri una morta! Che hai? dimmelo! Ho un terribile presentimento; che sia questa l’ultima volta che ci vediamo...

— No! — rispose lei, sforzandosi a parer tranquilla. — A me invece il cuore dice che saremo felici...

Ancora una volta si appoggiò alle spalle di lui e lo fissò.

Si dissero con lo sguardo le ultime promesse, gli ultimi giuramenti.

— Che hai, Lara, che hai, cara e adorata fanciulla? — ripeteva Massimo baciandola soavemente.

— Le quattro!... son le quattro!... — rispos'ella con un sospiro, l’accento angoscioso e gli occhi nuovamente pieni di lagrime...

Si levarono e a passi lenti, come fantasmi, abbracciati, ritornarono al cancello. Un ultimo bacio lungo e ardente, poi il cancello si aprì; Massimo strinse le mani di Lara, dicendole: Ricordati di me! — e partì, mentre il man-