Pagina:Fior di Sardegna (Racconti).djvu/140

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Per un sol bacio de la tua bocca
     io sfido i venti, la notte e il gel.
— Verrò fra poco, non disperarti,
     se qualche istante dovrò tardar;
Senza vederti, senza baciarti,
     come la notte potrei passar?
— Benchè la folta tenebra il gramo,
     cielo ricopra di morte e duol,
Quando fremendo mi dici: t’amo!
     io veggo in alto splendere il sol.
— E se il tuo labbro sul mio si posa,
     e forte, stretta, ti serro al cor.
Io veggo il cielo tinto di rosa,
     e i campi verdi lieti di fior.
— A me d’intorno non v’è la neve;
     se a te daccanto, diletta, io sto,
Non sento il freddo del verno greve,
     se la mia mano la tua serrò...
— Regna la notte, la neve fiocca,
     ma il cor mi grida: non corri ancor?
Ella t’aspetta! l’oriuolo scocca
     l’ora dei vostri notturni amor!


Così dunque trascorse l’inverno. Lara sentivasi sempre più triste, perchè sempre più innamorata, e benchè fosse perfettamente rassicurata sul lontano avvenire promessole da Massimo, provava un istintivo presentimento di sventura e le sere del convegno una paura sempre crescente le dava la febbre prima di rivedere il giovine, alimentata dopo dalla gioia di averlo riveduto senza essere colta da alcuno dei danni temuti. Il ricordo della sola notte in cui eransi amati senza paura e così a lungo, stavale sempre fisso nel pensiero; rimpiangeva eternamente quella splendida notte e spesso, fra le sue preghjere, mormorava!

— Oh, Dio mio, un’ora, un’ora sola di quella sera, e pigliatevi un anno della mia vita!... —

Rimaneva ore ed ore ritta davanti alla finestra chiusa, sui cui vetri picchiava la pioggia e, conserte le braccia, contemplava la montagna lontana coperta di neve, il cui profilo si perdeva fra le basse nebbie color di piombo, e