Pagina:Fior di Sardegna (Racconti).djvu/18

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Più tardi Marco si ricordò con istrazio di quelle parole dette da Lara tra il serio e il faceto: per allora si contentò di sorridere, dicendo: — Gli faccio le mie più umili scuse se lo offesi involontariamente. Vivi tu, Lara mia, vivi sempre, sana, felice, e amami, e io non solo non offenderò Dio, ma se tu lo vuoi, io gli dirò la mia preghiera a mattina e a notte ed anche prima del pranzo!....

Così scherzò per tutto il resto della sera, sul terrazzo dell’albergo, fra gli splendori del crepuscolo di una bella sera d’inverno: ma i suoi scherzi non impedirono che il malessere di Lara aumentasse tanto, che l’indomani si dovette cercare un medico. Sulle prime, Marco, se fu inquieto, provò anche una sfumatura di gioia credendo che tutta la piccola malattia di Lara segnasse l’alba della sua futura paternità, — ma consultato uno dei più famosi medici di Roma, questò lo assicurò che non v’era nulla di nuovo. — La sua signora. — disse, — è di complessione assai delicata e debole. È il viaggio continuo che le ha fatto male. La miglior cura che io possa prescriverle, perchè ella si conservi sana, è di metter fine al più presto al loro viaggio di nozze e di stabilirsi in un sito dall’aria salubre e calda, potendo, in un centro poco rumoroso, ove non sieno emozioni e avvenimenti che possano impressionare assai il morale della giovine ammalata.

Marco allarmato dalla strana ricetta, chiese al medico il suo parere, se di stabilirsi a X***, piuttosto che a Sassari. Il medico consigliò X***, luogo più caldo, più remoto e tranquillo di Sassari. Lo stesso giorno, Marco scrisse allo zio Salvatore per la palazzina ed espresse a Lara il volere del medico. Lara ne restò contentona. Non le disse però nulla della palazzina, volendole preparare una sorpresa: e appena fu ristabilita, ripresero il viaggio. Nonostante le raccomandazioni del medico, lo prolungarono assai. Le tasche di Marco erano ben foderate a biglietti da mille; Lara, completamente guarita, diceva di sentirsi in vena di intraprendere un viaggio in Africa; sicchè si spinsero sino in Svizzera, vi rimasero tutta la primavera, poi diedero una sbirciatina a Parigi, passarono per Nizza e tornarono ai silenzi delle solitudini