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90 Firenze sotterranea

ciamo così, dove tutto arriva sgualcito, scolorito, inzavardato, sformato, vi appaiono come veri cimiteri, larghe fosse comuni dove scorgete, non ancora sepolti, tanti piccoli cadaveri.

Questo cencio fu il vestito di una bella, di una elegantissima; forse lo straccio che voi vedete è stato baciato con fervore, o ha avviluppato le forme più divine.... questo pezzo di carta immonda è la pagina di un poeta, di un pensatore, è il biglietto di un innamorato, vi scorse una mano febbrile, vi si posarono occhi pieni d’angoscia. I fiori portati in un bel seno, offerti con ansia, ricevuti trepidando, sono qui una materia fetida; il vestito qui è un brandello: l’opera d’arte, d’industria è qui tritume e frammento. Sono morti, per i quali non suonerà mai l’ora della resurrezione: è ciò che resta di molte vanità: fango ed ombra: la vita, secondo il filosofo!

Qui, entro la città, si tengono in deposito le ossa, i cenci, le immondezze, raccolte nella giornata; vi si accumulano per settimane: la sera, come voi vi divertite a giuocare al picchetto, all’oca, o alla tombola, gli spazzaturai si mettono a fare, riposandosi dal lavoro, la così detta cerna: metton da una parte le ossa, dall’altra i cenci, i fogli, ecc. Quel raspare tra le immon-