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142 Firenze sotterranea



Torniamo alle case da giuoco dei malviventi! La Polizia chiuderle non può; non può sfrattare dalla città i bricconi che le tengono, nè punire quelli che vi usano. Occorre li sorprenda in flagrante delitto, con le carte in mano; occorre che faccia nella casa una discesa.

Se il suo avvicinarsi è subodorato, le carte sono nascoste, le poste riprese, i giuocatori spulezzano. Ma un accortissimo agente riuscì, non è molto, a entrare in uno di questi raddotti nel Vecchio Mercato.

Una sera, verso le undici, fece mettere in fila rasente il muro, dall’uscio della casa, e poi giù, voltando per il canto di una piazzetta, circa venti guardie.

Poco più di mezz’ora dopo, uno de’ giuocatori apre la porta di strada per uscire. L’agente, che guidava gli altri, prima che costui abbia richiuso la porta, gli mette una mano sulla bocca: gli fa cenno di non proferir motto, e darsela a gambe, se non vuole gli sian strette al polso le tacchelle.

Così gli agenti si fanno avanti e si mettono in