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xxii Firenze sotterranea

elemosina. È d’uopo stabilire la perfetta eguaglianza. È d’uopo accostarsi a chi soffre, per malattie fisiche, morali, per fuorviamento d’istinti, per miseria, non con la superiorità di chi porge a chi mendica: ma con la pietà, la cordialità di chi si avvicina ad un essere sacro, perchè tocco dalla sventura, ad una vittima, defraudata spesso della sua parte d’educazione, che l’avrebbe tolta al vizio: e verso cui tutti siamo colpevoli. Si deve ricostituire lo spirito cristiano! Per certe classi felici non è una distrazione, una concessione l’alleviar la miseria, l’andare in cerca dei perduti: è un dovere! Chi lo trascura somiglia a chi, mentre si apprende il fuoco alla sua casa, per non darsi briga, aspetta che accorrano a spengerlo coloro, i quali di ciò hanno special incarico. Allorchè arriva il soccorso ufficiale, tutto è sovente distrutto: non vi ha più che la rovina.

Dovete dire voi, cui la vita è facile, a chi soffre, a chi è caduto: fratello, noi non siamo più meritevoli, ma più avventurati di te; noi, in generale, non avemmo come te nè duri principii, nè le tentazioni, nè le ignominie a cui tu fosti esposto sino dalla innocenza: noi non siamo, come te, mai rimasti, senza che alcuno prendesse cura di noi: tu hai lavorato, ti sei ferito, diminuito