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tedesche ambizioni, ma nemmeno a destreg-
giarsi fra esse, le combatteva tutte egualmente,
in servizio dell' ambizione regia, pur con impe-
riali aspirazioni, del Gigante francese drudo e
signoreggiatore della Meretrice dantesca l ), Di
quello scandaloso papato degni rappresentanti
in Italia erano i Legati; allora Bertrando de
Pouget, più tardi Gildez d'Albornoz, e altret-
tali: sinistre figure di preti condottieri, che
di città in città, specialmente di Romagna e
di Lombardia, scorazzando in quella loro scon-
cia vesta, tramescolata di cotta d'arme e di
cotta da altare, dove non trafficavano curial-
mente a denari, insanguinavano con le compa-
gnie di ventura; e così venivano lungo l'Ap-
pennino infocolando le pretensioni ecclesiastiche
a quella signoria temporale, che finì poi con
essere, tanto saldamente quanto le sue illegit-
time origini lo consentivano, compaginata dal
Duca Valentino e da Giulio II. Ci fu un mo-
mento, che il Cesare tedesco, accolto dalle città
lombarde nella persona di quel figliuolo del
magnanimo Arrigo, dette da pensare e ai due
grandi « tiranni » ghibellini fra Ticino ed Adige,
i Visconti e gli Scaligeri, e agli Este guelfi sul
Po, e ai Gonzaga sul Mincio; tanto più che il
sottomettersi a lui di città così guelfe come
ghibelline era favorito e aiutato dal Legato
Purg. xxxu, 148-60.