Pagina:FirenzeartigianaDelLungo.djvu/110

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100 agna gentile

Vero è che, secondo taluno di quelli altri più spediti e spacciati interpetri del malagevol so- netto, l'ottavo verso non dice se non questo: che chiunque venendo di Provenza scenda, per V alta, verso 1' « umile » Italia, prima « vedrà Bologna e poi la nobil Roma », tal e quale allora come ora: indicazione preziosa all'itine- rario del Santo Padre ! sebbene già si sappia comunemente, che a Roma tutte le strade con- ducono. Con la interpetrazione dal Carducci rivendi- cata, si rientrava nel terreno dei fatti, quali io ho testé lumeggiati; si stenebrava il sonetto da quel «buio d'istoria», che giustamente lo aveva fatto dispiacere al Muratori ') ; alle ima- gini del Poeta si restituivano linee e propor- zioni adequate e storicamente verosimili. Ade- quate in tutto, fuorché nel ristringere in « alcuni amici » quello che di per sé non può investire se non un ente collettivo, e la cui azione sia pubblica e di non picciol momento e di largo effetto. Perchè, come si può ad « amici » affi- dare l' ufficio di « consolare » le due ? la « no- bil Roma » l' una, e « lei » che non può essere se non l'altra, la prima, delle due nominate, !) Le Rime di Francesco Petrarca, ecc. S'aggiun- gono le Considerazioni d' A. TASSONI ecc. e le Osservazioni di L. A. Muratori; Modena, 171 1; a pag. 73.