Pagina:Fiume Arno entro Firenze.djvu/24

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meccanica offrir potrebbe l’applicazione, come veniva ancora praticato in antico più volte l'anno dagli abitanti più prossimi all’Arno, col mezzo di aratri espressamente costruiti per il sassoso suo fondo, e dei quali conservavansi non è gran tempo le reliquie nel forte di questa città, eseguendo tale aratura in sensi trasversali per modo da formare sulla superfice tante figure romboidali.

Ho sopra proposto lo sbassamento della pescaja d’Ognissanti, e quando questo non servisse, vi praticherei due tagli, o callaje, uno a destra l'altro a sinistra, profondi quanto è la caduta della pescaja, larghi braccia sei, e ben fortificati nelle parti laterali, armati di cateratte a ribalta, che non oltrepassassero la cresta della pescaja, le quali cateratte non si dovrebbero aprire se non in tempo di massime piene, e dietro ordine delle autorità competenti. Queste cateratte sbasserebbero in parte il gran corpo dell’acqua, trascinerebbero più abbasso parte di quel ridosso di ghiare che sono sotto alla pescaja medesima, e terrebbero meglio scavato, e ripulito quel tronco d’alveo compreso tra le due pescaje. Potrebbe alcuno apporre che lo sbassamento della pescaja, come l’apertura delle due callaje, fosse per arrecar danno ai ponti, ed alle sponde, ma io sostengo il contrario, ed eccone le ragioni.

Per le notizie che abbiamo dai cronisti, nel 1077, i Fiorentini si servivano delle sponde d’Arno per mura delle loro case, come sono di presente sulla sinistra fra il ponte alle Grazie e quello di S. Trinità, che poi