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Ora, l'uomo che non arriva mai al matrimonio ignorante della donna — nel senso biblico — sa già a priori fin dal momento della scelta se e quanto la fanciulla ambita gli piacerà: la sua esperienza illumina e aiuta l'istinto.

Ma la donna? ma la bimba che l’amore ha sognato soltanto attraverso la poesia come un duetto di sospiri in tono minore, un colloquio colle stelle, una serenata al chiaro di luna, un bisbiglio di parole sovrumanamente dolci pronunziate da labbra che si protendono in un bacio innocente come quello degli angeli?

Illuminarla è il meno che si possa fare per rispetto alla sua personalità, alla sua felicità, alla sua virtù.

Sì, anche alla virtù. Le buone mamme all'antica scrollano il capo e dicono:

— Noi non sapevamo niente: sposammo, ci siamo rassegnate e siamo state virtuose.

Se doveste rassegnarvi e foste virtuose siete state eroiche, o sante e care mamme. Ma la santità e l'eroismo non si possono pretendere da tutte le dojine: l'ideale sarebbe pretendere da tutte l'onestà e dare a tutte la felicità. Fare del dovere di fedeltà una gioia, un bisogno, un assoluto bisogno del cuore. E questo non è