Pagina:Flavia Steno - Cosi mi pare.djvu/238

Da Wikisource.

231

e liquidi, occhi usciti dalla laguna e pieni ancora del suo sogno.

Su tutte le cose, il silenzio.

Venezia ha il sonno più greve di ogni altra città. In quest’ora cara, in quest’ora fantastica, in quest’ora prodigiosa, in quest ora unica, par di navigare uno stretto mare attraverso due sponde disabitate: non una finestra aperta nelle numerosissime piccole case, nei magnifici bassi palazzi che fiancheggiano il Canal Grande: le facciate mute, prive di griglie, munite solo d’imposte massiccie, chiudono le case come un coperchio di tomba. Occorre uno sforzo di pensiero per immaginare, per credere possibile dietro quegli aspetti di morte, un fervore di vita — dentro quei palazzi che P arte o la storia o la leggenda hanno consacrato, suscitando immagini d un esistenza infinitamente lontana e tranquilla, libera da tutti i travagli umani, dalle preoccupazioni della realtà, — le miserie innumeri, piccole e grandi, della vita quotidiana; — le cure che sono negazione della poesia, e forse le passioni che sono insulto a un passato incorrotto.

Venezia ha i gondolieri troppo cortesi. Inutile il desiderio di abbandonarsi al sogno innanzi a palazzo Yendramin, dove Riccardo Wa-