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mostrava particolarmente lieta di questa prospettiva musicale era la zia Nina, una povera zitellona magnetizzata dalla bella, elegante e nobile nipote e da quel suo profumo d’intrighi amorosi, avida sempre di rifarsi giovane, di scambiar confidenze tenere, sempre intimidita dalla freddezza un poco sprezzante della ragazza. La zia Nina pretendeva avere un vero trasporto per la musica e quando sua madre non era presente soleva vantare alla nipote, con certi ah! e oh! pieni d’ogni sottinteso tutte la arie più freneticamente amorose del piccolo repertorio che aveva in testa, come Vieni fra le mie braccia (ah!) dei Puritani oppure Quando il tuo labbro sul labbro mio (oh!) di Allora ed oggi, roba antica di cui la Nana neanche aveva udito parlare.

Alle sei, dunque, la siora Gegia fece chiamare il sior Toni e la cameriera per dire il «terzetto» ossia la terza parte del rosario. Veramente, di solito si diceva alle otto, ma essendosi ciò timidamente osservato dalla Nana, la siora Gegia rispose blanda: «ben, vissere, sta sera te lo diré alle sie!»