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«Il maestro di musica, signora» rispose il tenente, franco, ma evitando i nomi propri. «Il maestro della contessina ch’Ella ha avuto la bontà di invitare.»

«Mi? Mi no sala. Mi no so gnente de inviti».

Allora la contessina si fece avanti, tanto rossa che la siora Gegia le disse subito: «Ah te si sta ti, barona?»

«È stata la stria, nonna. Siccome tu da brava bambina hai fatto portar qua il piano, la stria ti ha mandato un pianista.

«Ben che lo veda pulito» disse con dolcezza la siora Gegia.

Infatti l’antica lucernina d’argento a tre beccucci, dei quali due soli erano accesi, illuminava molto imperfettamente il giovane, vestito alla buona di abiti che non parevano i suoi. Però il sior Toni e la siora Nina lo avevano intanto scrutato molto bene.

«Che zovene!» disse la vecchia signora quand’egli le si fece vicino. «Quanti anni gàlo?»

Il tenente se ne aggiunse otto, e rispose «trentaquattro». Troppi! pensò la Nana, più accorta.