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— La venererò, Sire — rispose Heribrand.

Prese congedo.

Nell’uscire gli sovvenne degli occhiali che aveva lasciati sulla scrivania, ritornò indietro, e nella fretta del riprenderli, urtò involontariamente con la manica il piccolo vaso antico che si capovolse lasciando cadere a terra la rosa. Il generale si chinò, con una esclamazione di dispiacere, a raccoglierla; e, brancicando sul pavimento, invece di pigliare il gambo, pigliò il flore. Lo rimise a posto presso che incolume; solo un petalo, dei più aperti, n’era rimasto sgualcito e quasi staccato.

S. M. vide tutto e non si mosse, non disse parola. Il suo sentimento poetico della perfezione, la sua raffinatezza femminile si offendevano incredibilmente di ogni goffaggine, di ogni menoma distrazione altrui. Gli si sarebbe guasta l’ammirazione per un uomo d’ingegno vedendogli scotere sul tappeto la cenere d’una sigaretta, e la più seducente signora avrebbe molto perduto del suo fascino, se, parlando con lui, si fosse versata sull'abito una goccia dì thè. Quando Heribrand fu uscito il viso del Re si colorò di malcontento. La vista di quella foglia cadente, di quella rosa bran-