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questa malaugurata faccenda. Purtroppo non potevo fargli la girata anche delle noiose visite onde mi onorava di quando in quando un vecchio signore di Padova, che si faceva annunciare «dottor Molesin» e che soleva pure mandare dei letteroni interminabili, sottoscritti Angelo D. Molesin, consulente legale. Questo Molesin mi veniva sempre innanzi con informazioni, proposte o consigli, ora a nome dei Vicarelli, ora a nome di altri loro creditori, ora a nome del sequestratario, ora nel proprio nome suo e quasi per un’amorevole sollecitudine degl’interessi miei, per un desiderio virtuoso della giustizia e del bene; perchè in fatto egli non aveva alcun interesse personale diretto nella vertenza cui aveva cominciato a mescolarsi come consigliere di una vecchia merciaia di Padova, creditrice dei Vicarelli. A me non domandò mai danaro, ma seppi che i Vicarelli si lagnarono una volta o due delle spese incontrate per i consulti, i viaggi e le epistole del dottor Molesin. Col sequestratario egli parve guastarsi presto. Me lo denunciò come un furfante di tre cotte e me ne descrisse le imprese con quella sua spaventosa