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LIBRO QUINTO

1
Al saper alto, al ragionar eroico
mentre salir contendo e vi frenetico,
intronami una voce: — A ch’esser stoico,
uomo, t’importa over peripatetico?
che vaiti fra l’Olimpo e ’l mar euboico
ber, senza trarne sete, rio poetico?
a che spiare il ver da quegli uomini
che di menzogna fúr maestri e domini ? —
2
Chi crederebbe ch’oggi tanta insania
l’acquistata Vertu confonda e vapoli?
Ché se partimo a ritrovar Betania
per questo nostro mar da Roma o Napoli,
ecco, a man torta dal Parnasso, Urania
scuopre Elicona acciò che lá ci attrapoli ;
e noi che per Giordan lasciammo il Tevere
piegamo a lei per di quell’acque bevcre.
3
Acque fallaci! quanto piú bevemone,
piú di Tantalo a labri si rinfrescano;
acque dove le ninfe lacedemone
agli ami occulti nostre voglie adescano !
Cosi non mai dal nero il bianco demone
sceglier si sa; non Tonde mai si pescano,
donde a la destra del picciol navigio
Piero trasse di pesce un gran prodigio.