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Di molti duri essempi e spaventosi
che d’uomini mal nati in pronto s’hanno
un dir vi vo’, ch’ai cielo ingiuriosi
atti sempr’ebbe il giorno, il mese, l’anno.
Splendide mense e drappi preziosi
di porpora, di bisso, e piú fin panno
fu ognor lo studio suo, fu lo suo dio,
ed ebbe ogni virtú posta in oblio.
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Quella malevol alma, come lei
che per lung’uso passion non sente,
seco dicea: — Godete, o sensi miei,
ch’altro viver non s’ha fuor del presente;
e tu, fedel mio corpo, se mi sei
piú a cor d’ogni cagion ed accidente,
schiude ai piacer quant’hai fenestre e porte!
Chi sa se mai per noi verrá piú Morte? —
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Pianta non siede in piú profonda sterpe
com’esso miser uomo in tal pensiero:
spent’è la coscienza e de la serpe
non ha di san che gitti al morso fiero ;
finché, di ladro in guisa, Dio gli serpe
per non pensato e incognito sentiero,
chiamando: — Or godi mò, persona stolta:
l’anima in questa notte ti vien tolta!
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Tu, mentre a l’opre di pietá nemico
nuoti di piú vivande in alto mare,
non odi Lazar poverel mendico
che di lá giú ti chiama e vuol pregare
(se ’l Largitor de’ beni ti è si amico,
ch’agli usci altrui non hai da mendicare)
per caritá gli doni un mezzo pane
di quel che inutilmente gitti al cane.