Vai al contenuto

Pagina:Folengo, Teofilo – Opere italiane, Vol. II, 1912 – BEIC 1821752.djvu/184

Da Wikisource.

5 *
lesti, che freddo e caldo, fame e sete
sostenne come noi mentre qui apparve,
domanda il cibo; e Pietro, con la rete
in collo, al vicin lago ratto isparve,
e, mentre Andrea non so che d’orto miete,
riporta d’ indi alcune forme parve.
La pronta feminella il pesce adorna
e apporlo al suo Galen non piú soggiorna.
53
Tu dunque, o Creator, tu Re del mondo,
fra cosi bassi cortigian discombi?
Ove le gemme, ove de l’oro il pondo,
ove l’argento pien di tòni e rombi?
Ma perché d’umiltá peschi nel fondo,
a la bassezza quanto puoi soccombi?
Per vivo essempío a’ tuoi vicari darne
d’amar le scardovelle, odiar le starne.
54
Giá Febo va corcarsi e dietro lascia
le vaghe stelle del suo lume accese;
giá Morfeo a l’ombre e sogni fa la lascia
ed ha piú sonnacchiose menti prese.
Iesú, ch’avea come fanciul di fascia
la gente a poppa sempre, quindi ascese
con lei per collocarla tutta insieme;
ma non può gir, tant’essa il calca e preme.
55
Per trarne sanitá si fa contrasto
invan, ché senza porvi od occhio o mano
risana qual si sia distorto e guasto,
abbialo pur vicino, abbial lontano;
anzi, di popolar preconio e fasto
sempre nemico, a piú d’un paio sano
rendette il corpo di color che fuore
l’avean di vista, ma di fé nel core.