Pagina:Folengo, Teofilo – Opere italiane, Vol. II, 1912 – BEIC 1821752.djvu/74

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Or poscia c’ hai pur visto tal notizia
esser non libertá ma servitute,
e caggionar de’ canti la perizia
sol ne le gabbie agli uccellin salute,
e se per lor sciocchezza o per malizia
fuggon tornando a’ boschi, ne l’argute
trame d’uccellatori andar presaglia,
dòlti d’aver perduta la battaglia.
125
Quanto però felice è la presura
ove traviene un Redentor si degno !
Ecco di Dio s’è liberal natura,
che si se stesso ti si dona in pegno !
Per te sua sposa non che creatura
venderá ’l sangue, e del suo ricco regno
con essonoi faratti eterno erede:
tant’è l’amor che sua bontá possedei, —
I2Ó
Dapoi che de la luce l’angel santo
finito ebbe di dire, a voi si leva
e primo agli altri con l’usato canto
va ritrovar chi ’n gloria lo solleva.
Ma noi, ch’ancor solcamo il mar del pianto
dove ne batte la tempesta d’ Èva,
speramo pur eh ’a porto ci rappelle
Maria, sommo splendor de l’alte stelle.