Pagina:Folengo, Teofilo – Opere italiane, Vol. III, 1914 – BEIC 1822407.djvu/101

Da Wikisource.

— Oh bel! — gridò Palermo. — E chi desia
meglio sentir? Né son però giudei
140quanti dett’hanno in questa compagnia.
Ma voi, che pellegrin piú non vorrei
dirvi oggimai, donate il nome vostro,
perché piú mio vi vo’ di questi miei! —
Allora il volto incolorato d’ostro
145chinai, dicendo: — Il nome mio va lunge
e dalle bocche molto e dall’ inchiostro.
Teofilo mi chiamo, e ciò mi punge,
che un nome, tant’amor di Dio sonando,
troppo dal Tesser mio lontana e sgiunge.
150Ma quanto posso vi ringrazio, quando
per un de’ vostri minimi sia degno,
che, ancor servendo sotto un tal comando,
forse d’un nome tal fia manco indegno. —