Pagina:Folengo, Teofilo – Opere italiane, Vol. III, 1914 – BEIC 1822407.djvu/126

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Piú sempre e piú s’appressan quei divini
raggi alla volta nostra, infin che, sopre
a noi fermati, assai n’eran vicini.
S’apre quel globo, e in mille rai si scopre
35un angiol, non di carne piú né finto,
com’or m’avean mostrato l’uman’opre.
Un bel donzello alato, eh’è dipinto
di sol vivaci empirei colori,
fuor delle fiamme alquanto si fu spinto.
40— Non — disse a noi — temete, o buon pastori
Ecco, d’un magno gaudio son eletto
nunzio da Dio fra quanti ha intorno cori.
Il Ben promesso, c’han saputo e detto
e atteso e sospirato i padri santi,
45lo avete in voi, di voi salute e oggetto!
Vi mostreremo quinci molto innanti
nella cittá di David quel Signore,
Cristo aspettato giá tant’anni e tanti.
Non d’un sol popol gaudio e salvatore,
50ma fia degli universi. Or dunque a lui
voi ne verrete; e ognun di voi l’adore!
Giá non vi s’offrirá come colui
che in grembo ha ciò eh’è fatto, ma sul fieno
de’ piú vili animali sta fra dui.
55Un puro infante il vederete, e meno
degli altri assai vicino alle delicce,
anzi d’inopia e di disagi pieno.
Or chi va storto e giú di via, si dricce;
chi cieco palpa l’ombre, al sol diverta;
60chi è secco e vóto, inverda ed ammassicce!
Il calle dritto, il vero ardor, la certa
e piena grazia ornai vosco dimora:
correte a lei, ché in dono vi s’è offerta! —
Cosi diss’egli, e subito in quell’ora
65coro celeste appar, che veri accenti
e non mortali ruppe inver’ l’aurora: