Pagina:Folengo, Teofilo – Opere italiane, Vol. III, 1914 – BEIC 1822407.djvu/162

Da Wikisource.

ioo Non era in uso ancor del corno l’oglio,
col qual duoi primi re Samuel unse;
poi diede a Giuda il destinato soglio:
ché Móse per divin comando assunse
Aron il frate al sommo sacerdozio,
105cui tutto il peso del gran tempio aggiunse.
Successe d’uno in l’altro tal negozio
pontificai fin al figliuol di lesse,
che confermoilo e fégli alquanto d’ozio.
Perciò ch’un sol fin a quei giorni resse:
no David, per anco ampiar lo divin culto,
del seme d’Aròn ventiquattro elesse.
Come avantaggia fra piú d’un virgulto
alto cipresso, e fra gli umili tetti
non può torre o palagio star occulto;
115cosi ad un papa tutti stan soggetti.
il qual d’ogni mitrato il prince è detto.
Disposte ha circa il tempio stanze e letti,
ov’a vicenda ognun di quelli è astretto
star sette giorni casto, e tuttavia
120le cerimonie metter in assetto.
Or di costoro al saggio Zaccaria
cadea la volta ottava, in sorte essendo
d’Aròn disceso e suo figliuolo Abia.
Questo sant’uomo, dunque, moglie avendo,
125non ne traea la desiata prole,
mai sempre in gran meror perciò vivendo.
Ma Dio d’infruttuoso ventre suole
piú volte addur mirabil parto alfine,
ch’odor buon d’opre spiri e di parole.
130Le cose d’alto pregio, rare e fine,
nascon difiícil sempre e crescon tarde;
poi vivon piú dell’altre e non han fine.
E, se in le istorie sacre intento guarde,
vedrai ch’avvenne d’Anna e Sara, mentre
135e questa e quella di madr’esser arde.