Pagina:Folengo, Teofilo – Opere italiane, Vol. III, 1914 – BEIC 1822407.djvu/241

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opra de la man tua, la qual pur dianzi
traesti fuor da la confusa massa:
quando sul carro del tuo amor portato
era lo Spirto tuo sopra gli abissi
de la indigesta mole, or vaga e bella.
Fúr le bellezze mie di cosi estrema,
di si profonda maraviglia a l’occhio
de l’angelica mente, ch’io talora
le piacqui al par de’ tuoi stellati chiostri;
perché imagine son di quelle eterne
idee, che, impresse dal tuo raggio, han vita
nel sen de l’increata e prima Mente
per l’altissimo Parto a te sol nato.
Ma tra quanto crear giammai ti piacque
dall’Antartico al Norte nel mio grembo,
tu sai, Padre del ciel, che Pomo solo
fu de l’opere tue l’ultimo colmo;
perché, cinto di gloria e d’onor pieno,
a la sembianza tua, lungi di morte,
poco minor degli angeli il formasti,
quasi un signor de l’universo in terra.
Questi fu sol partecipe e consorte
de l’immortalitá, fra gli elementi:
a questo sol fu destinato il cielo;
come spron, che sovente il punga e mova,
il desio di saper l’interne cause
de le cose create e l’intelletto
potente a penetrarle, atto ad unirsi
col suo Fattor. E alfin volesti ch’egli,
solo fra quanto scalda e gira il sole,
fosse arbitro de l’opra eccelsa e magna,
tutto creando a lui, lui per te solo.
Il mondo un tempio, egli era il sacerdote,
che de le glorie tue la notte e ’l giorno
offrirti il sacrificio sol potea,
perché sol te conosce e sol te adora.