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CANTO XIV

Apparizione della sibilla samia, agrippina e amaltea.
Tantosto eh’Eritrea la bocca chiuse,
io veggo un asinel congiunto al bove
la sesta trar di queste dieci muse.
Dall’emisferio manco ella si muove,
5tutta col carro suo di verde ornata,
come s’ornò la moglie ancor di Giove.
Regnò Giunone in Samo, dov’è nata
questa sibilla ch’ebbe nome Samia,
che savia fu, ch’è santa ed onorata,
io Ella non giá discese in quell’infamia,
che la regina di sua patria incorse,
moglie del frate, incantatrice e lamia.
Or, giunta dietro a Frigia non men forse
di cinque passi o sei, non oltre varca,
15ma tien la teda, e questi accenti porse:
— Ecco! d’alti tesori il gran Monarca,
che d’ostro e perle il mar, che d’oro e gemme
la terra e il ciel di vivi lumi carca,
nasce di pover ceppo in Bettelemme,
20ove questi animai l’adoreranno,
a scorno e spregio tuo, Gerusalemme !
Tu, invece d’adorarlo, in fargli danno
le pronte mani avrai, li duri artigli;
ma duo gran re vendetta ne faranno.
25— Oh — disse il sicol vecchio, — ingrati figli,
pessimi ebrei ; ché meglio a voi tal nome
che a noi csiciglian» par che s’appigli
(«pessimi» siamo detti, e non so come!):
a voi non meglio assai tal biasmo squadre,
che il ciel aveste e sorte per le chiome?
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