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capitolo sesto 121


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Ché veramente in quell’orribil giorno
ch’in Giosafatto sonará la tromba,
facendosi sentire al mondo intorno,
e i morti saltaran for d’ogni tomba,
non sará pozzo, cacatoio e forno,
che, mentre il tararan del ciel ribomba,
non gitti fora sguizzeri, franzesi,
tedeschi, ispani e d’altri assai paesi;
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e vederassi una mirabil guerra,
fra loro combattendo gli ossi soi:
chi un braccio, chi una man, chi un piede afferra;
ma vien chi dice: — Questi non son toi. —
— Anzi son mei. — Non sono; — e su la terra
molti di loro avran gambe de boi,
teste di muli, e d’asini le schiene,
sí come a l’opre di ciascun conviene.
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Cosí col mio cervello assai lunatico,
fantastico e bizzarro sempre i’ masino.
Confesso ben, ch’io son puro gramatico,
che tant’è dire quanto: «son puro asino»;
assai meglior d’un puro matematico.
Ma perché i capuzzati non mi annasino,
io credo in tutto il Credo e, se non vale,
io credo ancor in quel di Dottrinale.