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310 | caos del triperuno |
come va savio, noverandosi li passi, questo santuzzo del tempo vecchio!
Triperuno. Tacéti, per Dio, ché, omai troppo vicino, potrebbevi sentire.
Fúlica. Dio vi salvi, amici miei.
Limerno. Et vos, domine pater.
Fúlica. Di che cosa ragionate voi?
Limerno. Di amore.
Fúlica. Amore spirituale?
Limerno. No, animale.
Fúlica. Sta molto bene.
Limerno. Ma, dite voi, qual importante causa vi mena in questa regione amorosa? qual convenienzia è di questi nostri muschi ed ambracani con quelli vostri rigidissimi costumi?
Fúlica. Causa non pur importante, ma importantissima, mi driccia a te, Limerno mio, acciò che con gli altri toi simili omai da questo mortal sonno vi svegliáti. Queste tre nostre regioni, Carossa, Matotta e Perissa, veramente sono uno laberinto di cento migliara di errori; né mai se non testé la ignoranzia, la sciocchezza, la soperstizia di me e mei compagni ho conosciuto, li quali avevamo la felicitade nostra riposto ne l’andar scalci, radersi il capo, portar cilizio ed altre cose assai, le quali, quantunque siano bone, fanno però lasciar le megliori. Ma non v’incresca udirmi, ché forse oggi la comune nostra salute averá principio.
Limerno. Vi ascoltaremo voluntieri: or incomenciate.