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selva seconda 315


corpo rende piú tarde e pegre; al contrario d’uno che collerico sia, lo quale il piú de le volte le cose comencia due fiate, non riescendogli bene la prima per l’ingordigia solamente del soperchio desiderio.

Triperuno. Tu vòi forse inferire che egli flemmatico ti neca!

Limerno. Che vòl dir «neca»?

Triperuno. «Ammaccia», «uccide», «ancide».

Limerno. Anzi gli sta cotesto vocabolo molto bene, ché fermamente non trovo «morte» a quella d’una lingua, quale è quella d’un Alberto da Carpo di testa rasa.

Triperuno. Io molto bene lo riconosco, lo quale, giá d’anni carco ed attempato, ha fatto la piú bella pazzia che fusse mai, che dirotti poi; ma fra l’altre sue vertú è mordacissimo, loquacissimo e vanissimo: ed appresso lui un Sebastiano [Sebastiano di patria oscuro.] non men di lui chiacchiarone e puzzolente di bocca, lo quale mentendo fassi fiorentino.

Limerno. Megliore vendetta non si può fare che scrivere (se non ti lasciano stare) li soi costumi.

Triperuno. Anzi odi questo mio tetrastico de la nugacitade di quello da non nominare Alberto, fondato sopra questo verbo latino:

NECAT

N on necat ulla magis nos          N ex, non unda necat, no N
E t necat igne modo, necat         E t modo Iuppiter imbr   E,
C um necor a lingua, mos           C ui nescire loqui, ne        C
A t tamen obthurat tot hy           A ntia dentibus or             A,
T e necat ore, necat ges               T u, nece totus abunda     T.

LIMERNO, FÚLICA E TRIPERUNO

Limerno. Molto è bello e artificioso, ma, per quello che me ne paia, oscuro e faticoso.

Fúlica. Deh, per lo amore de la passione di Cristo, non siate cosí ritrosi a la salute vostra! Lasciatimi finire, non mi