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capitolo terzo 45


8
Ella sí per amor e sí perch’era
donna, come son l’altre, impaziente,
per una sua fidata messaggiera
a cui scoperto avea la fiamma ardente,
manda pel saggio duca di Bavera,
e seco ragionando il fe’ repente
portar al suo fratello un’ambasciata,
alquanto d’un sdegnetto avvelenata.
9
Sorrise Carlo senza altra risposta.
Tacendo assai risponde un gran signore!
Ei quando annebbia gli occhi, senza sosta
scampo nel porto ché ’l mar fa rumore;
ma se ’l guardo ridente miro: — Accosta,
accostati! — mi dico, ché del cuore
l’occhio sempr’è messaggio o lieto o torbo;
e questo imprende ognun, fora ch’un orbo.
10
Adunque, sazio del giostrar mendace,
bandisce, rinnovando i patti, il vero:
ma per servar tra soi baroni pace,
anco per nova festa e gioco intero
(come signor che ’l popol suo compiace),
fa bando ch’ogni principe e guerriero
non porti a lato spada, stocco o maccia,
ma con le lanze sol guerra si faccia.
11
Questa fu la cagion, che due figliole
avea Namo, Armelina e Beatrice;
s’ambe fusser al mondo belle sole,
ciascun le vole e meritarle dice.
Danese ebbe la prima; l’altra vole
Amon, se può; ma l’ira emulatrice
dei Maganzesi tenta Carlo e Namo
che l’abbia il conte traditor Ginamo.