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50 orlandino


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Ivon, Bovo, Danese con Morando,
spartiti l’un da l’altro, quasi fiacchi,
entroron ne la torma fulminando,
e fanno a questo e quello gli occhi macchi.
Chi vuol di pugni, n’have al suo comando,
se avvien che addosso l’ungie Amon gli attacchi
giá vinti n’ha mandato al sabbione,
empiendo il capo lor di stordigione.
29
Chiunque for di sella si ritrova
mistier gli fa ch’uscisca de la sbarra;
sei paladini giá son a la prova
e con le pugna fan pugna bizzarra;
ma par che a lor addosso il mondo piova,
ché Falsiron è quello che li abbarra;
abbarrali mandando molti in frotta,
poi ch’ebbe ognun di loro l’asta rotta.
30
Qual li percuote adrieto e qual davante,
chi ne le spalle e ch’in le gambe i piglia:
al povero Morando in un istante
del suo cavallo tratta fu la briglia;
Ivone fatto è, d’uomo d’arme, un fante,
e come in terra sia si maraviglia;
Danese n’ha cinquanta che ’l ritiene,
in fin che diede in terra de le rene.
31
Giammai non fu veduto un tal combattere,
per cui si slegua il popolo di ridere:
lá vedi Bovo e piedi e mani sbattere,
sol per puotersi dal rumor dividere:
qua su e lá giú Rampallo tende a battere,
ma la gran calca puotelo conquidere:
Bovo, ch’ognun il tocca, pista e vapola,
in terra ne le cinge al fin s’incapola.