Pagina:Folengo - Opere italiane, vol. 1, 1911 - BEIC 1820955.djvu/87

Da Wikisource.

capitolo quarto 81


64
Partesi dunque tosto il cavalliero
per non fallir di Carlo a l’ordinanza.
Frosina vagli dianzi, e col doppiero
la semplicetta, fin ove si danza,
accompagnolla insieme col scudero.
Rampallo se ne ride, ché ’n la stanza
di Berta era Milon restato solo;
pensate se star puote il rosignolo!
65
Or ivi dunque Amor in un steccato
ha ricondotto quelli gladiatori;
ma innanti ch’ai duello insanguinato
si vegna da quei duo feroci tori,
assai vi fu che dire; al fin cascato
l’un sopra l’altro, ivi convien che mori;
e quelle bòtte fûr di tal possanza,
che Berta ne portò piena la panza.
66
O ciel benigno, assai qui ti conviene
esser gagliardo in fabbricar Orlando,
il qual non sol si cria de’ lombi e rene,
ma l’alto genitore vuol che, quando
scorre ’l vivace sangue da le vene,
forma nel vaso matrical pigliando,
ogni tua stella di benigna tempre
s’inchini a lui, che in gloria duri sempre;
67
forza, bontá, prudenzia e cortesia
scendano in lui su da l’eterne idee,
che, discacciando l’orco e l’arte ria
de strige e fate e innumere Medee,
formino il corpo ed aprino la via
ove quell’alma in mezzo a le tre dèe
infonda, per ristor di tutto ’l mondo,
alto intelletto e immaginar profondo.

T. Folengo, Opere italiane. 6