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174 | ii - vera storia di due amanti infelici |
cui offro a Teresa ed all’Eterno i sacrifizi del mio pianto! Si scorge di lassú nella vailetta alcune piccole croci di legno, piantate sopra elevate zolle di terra: sono esse le semplici tombe dei defunti pastori. Sull’imbrunire della sera io mi arrampico spesso sul monte per contemplarle e pregar pace agli estinti.
. . . . . . . Campo di morte,
io ti saluto: e voi, abitatrici
di que’ cipressi, ombre notturne; e voi,
funeree larve; e voi, sepolcri orrendi,
saluto io pur: con piè tremante innoltro,
e su le tombe prenderò riposo.
Qui non copre le tombe altero marmo,
né di figure effigiato il sasso
copre del contadin l’ignobil polve:
ignoto ei visse, e inonorate l’ossa
giaccion senza memoria e senza un carme
che di lui faccia fè. Sol qualche croce,
qualche fastel d’erbe odorose, asperso
testé di mobil pianto, il cener segna
d’un giovinetto amante, e d’uua sposa
la tomba addita di languenti rose
tessuta una ghirlanda!1.
Non lungi un cipresso, io lessi, scolpita in una rozza pietra sepolcrale, la seguente iscrizione:
Per troppo amare altrui, son ombra e polvere!
— O pastor sventurato! — gridai: — ben anche tu provasti cosa sia amore. Frappoco ti sarò compagno: m’attendi! — Baciai piú volte ferventemente quel sasso, lo rigai di lagrime e partii.
Lorenzo, Lorenzo! quella funerea iscrizione è la mia ultima sentenza.
LETTERA LX
27 giugno.
Che piú mi giova il suo ritratto adorato? Lo guardo, Io bacio; me lo premo alla bocca, nel seno...: e poi? La mia funesta passione s’accresce; frenetico io corro, la chiamo, e, parendomi pur di vederla,
- ↑ Zaccaria, La notte.