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ringraziava con un sorriso. Funeste memorie! Tu, ridente aurora, sorgi pur lieta ne’ venturi giorni, e sorgi solo per Teresa. Ch’ella si racconsoli al tuo delizioso sembiante, e rimembri pur quelle rose e que’ fioretti che un dí le porgeva l’amico del suo cuore! Verrá giorno che tu, bell’alba, cadrai per sempre, e non avrai, nella notte funerea dell’universo, chi pianga o canti la tua morte!
Poscia si coricò e dormí alcune ore. Destatosi, pose in ordine le sue carte, ed altre ne lacerò. Di nuovo scrisse:
LETTERA LXII
30 giugno.
Lorenzo! quando leggerai queste poche parole, benedici il cielo: il tuo Iacopo ha terminato per sempre i suoi guai, per sempre! Oh, Lorenzo! il mio cuore non è macchiato di delitti: egli amava! E colpa forse l’amore? Dio benedetto mi perdonerá. Che fa la povera mia madre? Amala in mia vece e le rasciuga le lagrime. Il Signore la consoli e benedica. Ci vedremo, Lorenzo; sí, ci vedremo... forse... piú contenti. Addio.
LETTERA LXIII
Madre adorata! non piangere: il tuo figlio era tanto infelice! Or ei parte lieto e fortunato. Spargi sovra di me la tua benedizione, mi perdona, e prega Iddio pietoso per l’amato tuo figlio. A rivederci nel cielo!
LETTERA LXIV
E potei, Odoardo, accendermi, consumarmi d’un amore... Oh, quanto fui ingrato verso di te! Io te ne chiedo umilmente perdono; ma cessa di albergare la minim’ombra di sospetto. E noi conosci tu bene quell’angelo di bellezza, di onestá, di virtú? Il mio cuore è il reo; e ne punisco a quest’ora gli errori. Io moro, amico. Ah! permetti che sull’orlo della tomba io ti chiami con sí dolce nome: «amico». Rendi felici i giorni della tua sposa... Addio.