Pagina:Foscolo, Ugo – Prose, Vol. I, 1912 – BEIC 1822978.djvu/207

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lettera v 201


allor piú non vede o non sente che le atroci immagini del suo delirio ed i palpiti del suo cuore agitato: mille moti diversi di spavento, di pietá, d’amore e di ribrezzo alternamente la sconvolgono e la tormentano. Con quali grida penetranti non ferisce l’aria! di quanti nomi appassionati non chiama e prega ora lo sposo ed or l’amico! e con quai profondi sentimenti non si raccomanda all’Essere supremo!

Enrichetta! come i sogni e le illusioni di Iacopo dicevano il vero!... Come... Sento che alcuno mi chiama; e poi... davvero la tristezza m’illanguidisce la mano e mi fa cadere la penna.

Ore 11.

Qui sperasi vicina la libertá di Odoardo. Ma Teresa!... Dio mio! abbandonata dai medici, in seno della religione, circondata dai ministri del cielo..., ella sta per scendere a momenti nel sepolcro... La funerea candela è accesa! tutto suona di singhiozzanti querele, di bassi gemiti... Non piú! io non resisto...; le lagrime... Addio!

Mezzogiorno.

Consoliamoci, amica: che la di lei memoria sia benedetta e sacra... fra di noi! Ella fu un angelo vivendo, e Dio l’ha voluta per sé. Pregale pace..., Enrichetta..., pace!...



fine.