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vi - orazione a bonaparte 229


esempio dell’altra, inobbedita; e per la venalitá e bassezza de’ suoi spergiuri esecutori, derisa. Te allora lungi d’Italia teneano i mari incliti per le tue vittorie, e la fama e la fortuna, comandando agli elementi e precorrendo le tue navi, cospiravano con la politica de’ tiranni, che a remote, inutili forse, e (tranne Bonaparte) per tutt’uomo mortali imprese t’affaticavano, per maturare sicuramente la servitú della Francia e l’irredimibile traffico della nostra patria infelice. Avresti nella Cisalpina veduto giudici inesorabili, capitali sentenze, non penale statuto; enormi censi, decretate estorsioni, non pubblico erario; inculcato insomma il dovere del giusto, ma patentemente consecrato il diritto della scelleraggine.

Men duro è l’avere pessime leggi, anziché averne niuna; ché nelle cittá senza leggi, sbalzati dal trono i pochi guasti o avari o imbelli tiranni, ma pur pochi sempre e sempre quindi tremanti, siede e regna la orrenda multiforme tirannide della plebe. Memoranda fede di questa sentenza ne die’ la Francia, quando tutti al potere nuotavano per mari di sangue. Brevi nulladimeno della moltitudine sono gl’imperi, sempre dalla stessa immensa lor mole precipitati; e dalle sostenute burrasche sovente esperienza si ricava e salute. E però il fierissimo di tutti gli stati fu veramente ed è questo delle cittá cisalpine, dove una diuturna straniera armata autoritá, chiamandole libere per non imporre leggi, tutte le leggi rompe e niuna ne impone; onde, tutte cosí assumendo le sembianze, tutti usurpando i poteri, tutti i cittadini opprimendo, tutte invadendo le cose, tutti i vitupèri addossandoci e i danni, può pienamente ed impunemente signoreggiare.

V

E quando ottime, eterne fosser le leggi, nulle per noi tornerebbero senza la milizia, principio, sicurezza ed ingrandimento degli Stati: però niun’arte permetteva a’ lacedemoni il divo Licurgo, che appartenente alla guerra non fosse. Ben tu sul tuo dipartire, alla nostra salute provvedendo, principale consiglio a noi davi, le armi: né sperse andavan tue voci, ché anime