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264 | iv - seconda edizione delle |
di continuare, conviene pur ch’io mi taccia. Se potessi dipingerti la sua pronunzia, i suoi modi, la melodia della sua voce, la sua celeste fisonomia, o trascrivere almeno tutte le sue parole senza cangiarne o traslocarne sillaba, certo che tu
mi sapresti grado: diversamente, incresco persino a me stesso. Che giova copiare imperfettamente un inimitabile quadro, la cui fama soltanto fa piú impressione che la tua misera copia? E non ti par ch’io somigli i traduttori del divo Omero? Giacché tu vedi ch’io non mi affatico che per inacquare il sentimento
che m’infiamma e stemprarlo in un languido fraseggiamento.
Lorenzo, ne sono stanco: il rimanente del mio racconto, domani. Il vento imperversa; tuttavolta vo’ tentare il cammino: saluterò Teresa in tuo nome.
Perdio! e’ m’è forza di proseguire la lettera: su l’uscio della casa ci è un Iago d’acqua che mi contrasta il passo. Potea varcarlo d’un salto... e poi? La pioggia non cessa: mezzogiorno è passato, e mancano poche ore alla notte, che minaccia la fine del mondo. Per oggi, giorno perduto, o Teresa.
—Sono infelice! — mi disse Teresa; e con questa parola mi strappò il cuore. Io camminava al suo fianco in un profondo silenzio. Odoardo raggiunse il padre di Teresa, e ci precedevano chiaccherando. La Isabellina ci tenea dietro in braccio all’ortolano. «Sono infelice»! Io avea concepito tutto il terribile significato di queste parole, e gemeva dentro l’anima, veggendo innanzi la vittima che dovea sacrificarsi al pregiudizio ed all’interesse. Teresa, avvedutasi forse, scherzò sul turbamento improvviso della mia fisonomia. — Qualche cara memoria — mi diss’ella sorridendo. Io non osai risponderle.
Eravamo giá presso ad Arquá, e, scendendo per l’erboso pendio, ci andavano sfumando e perdendosi all’occhio i paeselli, che si vedeano dispersi per le valli soggette. Ci siamo finalmente trovati a un viale, cinto da un lato di pioppi, che tremolando lasciavano cadere sul nostro capo le foglie piú giallicce, e adombrato dall’altra parte d’altissime querce, che con