Pagina:Foscolo, Ugo – Prose, Vol. I, 1912 – BEIC 1822978.djvu/28

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22 i - scritti vari dal 1796 al 1798


perché occupavano il seggio che volevano essi occupare: né mi assumo di difendere chi, dovendo punire i violatori delle leggi, non arrossisce di violarle egli stesso. L’uomo, conoscitore sagace delle cose morali, s’avvede che colui, il quale era povero un mese fa, non può divenire ad un tratto opulento senza essere scellerato. Ma le morali veritá non possono tutte confermarsi per mezzo di prove legali; e lo stesso delitto deve percorrere un dato corso, dopo il quale soltanto può essere conosciuto e represso.

Ma, s’io avessi prove legali delle accuse che tu presentasti contro il Direttorio, né terror di potere, né estimazione di meriti personali, né particolari doveri, ove a sorte n’avessi, m’avrebbono rattenuto dall’accusare in faccia alla costituzione il Direttorio e di reclamare altamente la sua punizione.

Che se tu, avendo siffatte prove, fosti compreso da un tremore indegno di chi scrive con repubblicana fierezza, io ti scongiuro in nome del pubblico bene a commetterle nelle mie mani. Ove tu il chieda, ti giuro alto segreto. Io mi estimerò traditore se non saprò profittarne. Il Direttorio sará da me legalmente accusato.

Ogni ritardo si ritorce in danno: il popolo diffida, e le potestá s’occupano piú a vegliar l’una sull’altra che a soccorrere ai bisogni della repubblica. Al contrario, opprimendo giustamente un’autoritá costituita, il popolo acquista piú di forza morale, perché piú facilmente s’avvede della propria possanza, che si trasfonde nel vigor della legge, emanata da’ suoi rappresentanti.

Ma, se mentisti, non sarai a lungo celato. Gli uomini liberi ti scuopriranno ben presto, il tuo nome diverrá infame, il tuo capo sará sacrificato sull’altare della veritá a perpetuo terrore de’ calunniatori.