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ultime lettere di jacopo ortis 309


14 maggio, ore 11.

Sí Lorenzo! odilo. La mia bocca è umida ancora di un bacio di Teresa e le mie guance sono state innondate dalle sue lagrime. Mi ama, si... mi ama! Lasciami, Lorenzo, lasciami in tutta l’estasi di questo momento di paradiso.

14 maggio, a sera.

Oh, quante volte ho ripigliata la penna, e non ho potuto continuare! Mi sento un po’ calmato e torno a scriverti. Teresa giacea sotto il gelso... io le recitava le odi di Saffo... Ma come poss’io dipingerti quell’istante divino? Ella mi ama, sí... mi ama. A queste parole tutto ciò ch’io vedeva mi sembrava un riso dell’universo, io mirava con occhi di riconoscenza il cielo, e mi parea ch’egli si spalancasse per accoglierci. Deh! a che non venne la morte? E l’ho invocata. Sí, ho baciato Teresa!

I fiori e le piante esalavano in quel momento un odore soave; le aure erano tutte armonia; i rivi risuonavano da lontano; e tutte le cose si abbellivano allo splendore della luna, che era tutta piena della luce infinita della divinitá. Gli elementi e gli esseri esultavano nella gioia di due cuori ebbri di amore. Ho baciata e ribaciata quella mano, e Teresa mi abbracciava tutta tremante, e trasfondea i suoi sospiri nella mia bocca, e il suo cuore palpitava su questo petto: mirandomi co’ suoi grandi occhi languenti, mi baciava, e le sue labbra umide, socchiuse, mormoravano su le mie. Ahi! che ad un tratto mi si è staccata dal seno, quasi atterrita:, chiamò sua sorella, e s’alzò correndole incontro. Io me le sono prostrato, e tendeva le braccia come per afferrar le sue vesti; ma non ho ardito né chiamarla, né scongiurarla. La sua virtú mi avea spaventato, e Teresa mi sembrava sacra. Me le sono accostato tremando. — Non posso essere vostra mai! — Ella pronunciò queste parole da! cuore profondo e con un’occhiata, con cui parea rimproverarmi e compiangermi. Accompagnandola lungo la via, non mi guardò piú; né io avea piú coraggio di dirle una parola. Giunta alla