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ultime lettere di jacopo ortis 325


anima è tutta sepolta nel solo pensiero di amarti sempre sempre e di piangerti. Se tu il vuoi, io mi renderò sacro il dovere di non piú scriverti; seppellirò nel mio cuore i miei gemiti...: ma io non ti vedrò, no, mai piú... Oggi t’ho cercato invano per darti l’estremo addio. Ah! soffri soltanto, o mia Teresa, queste ultime righe, ch’io bagno delle piú amare lagrime. Mandami, in qualunque tempo, in qualunque luogo, il tuo ritratto. Se l’amicizia, se l’amore, se la compassione ti parlano ancora per questo sconsolato, non negarmi il piacere che addolcirá tutti i miei mali. Tuo padre stesso me lo concederá, spero: egli, egli che potrá vederti ed udirti, e sentirsi riconfortato e piangere con te; mentr’io, nelle ore fantastiche del mio dolore e delle mie passioni, annoiato di tutto il mondo, diffidente di tutti, con un piè su la sepoltura, mi conforterò sempre baciando dí e notte la tua sacra immagine; e cosí tu m’infonderai da lontano costanza per sopportare ancora questa mia vita. Farò men angosciose le mie notti e meno tristi i miei giorni solitari, que’giorni ch’io potrò conservare. Morendo, io volgerò a te gli ultimi sguardi, io ti raccomanderò il mio ultimo sospiro, io verserò su te tutta l’anima mia, io ti porterò con me nel mio sepolcro attaccata al mio petto... O angiolo! tu mi hai assistito con tanto affetto nella mia breve malattia: te ne ringrazio di cuore, te ne ringrazio. Ho l’unica lettera che mi scrivesti quando io era Padova: felice tempo! Ma chi l’avrebbe mai detto? Solo è sacro testimonio del mio dolore e dell’amor mio: non mi abbandonerá mai, mai! O mia Teresa! questi son pure deliri: ma sono insieme la sola consolazione di chi è sommamente infelice; ma l’uomo sommamente misero non ha altra consolazione. Addio. Perdonami, mia Teresa..., perdonami. Oimè, io mi credeva piú forte! Scrivo male e di un carattere appena leggibile; ma ti scrivo arso dalla febbre, con l’anima lacerata e il pianto sugli occhi.

Per caritá, non mi negare il tuo ritratto. Consegnalo a Lorenzo. S’io morirò pria ch’egli possa farmelo giungere, lo custodirá come ereditá santa e preziosa, che gli ricorderá sempre e le tue virtú e la tua bellezza e l’ultimo eterno infelicissimo amore del suo misero amico. Addio, addio! Che se la mia languente