Pagina:Foscolo, Ugo – Prose, Vol. II, 1913 – BEIC 1823663.djvu/120

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Né Teresa è carattere che possa stare da sé; e si vede che è ripiegato e modellato e attratto, per così dire, dall’Ortis, e fa trasparire le stesse qualitá d’animo, e pensa ed ama e quasi parla nel modo stesso: tutto al piú, per la differenza del sesso, dell’etá, e dell’educazione mostrasi meno ardita, meno aspra e meno ostinata. Come poi un uomo sí agitato dalle passioni e d’indole sí impaziente possa compiacersi di descrizioni campestri; e osservare d’altra parte tante minuzie e ragionare sovr’esse sino a desumerne delle massime generali; e perché mai si diletti di registrare nelle sue lettere tutti gli accidenti meteorologici, mostrando in se stesso un vivente barometro dell’atmosfera che lo circondava: sono quesiti a’ quali non si può forse dare risposta, se non col dire che s’è voluto stampare tutto quello che fu scritto dall’Ortis senza pigliarsi pensiero se sia tutto conforme alle leggi dell’arte, agli esempi de’ grandi scrittori, e sopratutto a’ modi co’ quali la natura suole procedere. Che poi due passioni cosí diverse, quali pur sono il furore di patria e l’amore, possano ardere simultaneamente nell’anima d’un solo individuo, e tutte due si manifestino spesso in uno stesso periodo, e talvolta in una sola frase, è fenomeno naturale e può ammettere spiegazione; ma sí strano a ogni modo, che, se fu alcuna rara volta mostrato in una o due scene di qualche tragedia, non deve essere ripetuto per duecento e piú facciate in un libro; e chi disse che quelle Lettere hanno due anime, le censurò con argutissima veritá. Certo è che un lettore appassionato di politica, vedendosi frastornato da’ sospiri d’un innamorato, s’adira; e tal altro, mentre apre il cuore a’ sospiri, si rimane a un tratto gelato da quelle fiere minacce repubblicane e dalle predizioni politiche, che per allora non importavagli di sapere. Finalmente un letterato di molta fama e d’antica esperienza, benché di stile non troppo corretto1, trovò «da lodare lo stile e la lingua e la forte immaginazione ne’ quadri, e l’ardimento di tante veritá in quel libro»; ma, quanto al punto capitale, trovò altresi «che non erano pregi bastanti a trasfondere in altri quel profondo patetico, che pur sembra dettato dalle viscere dello scrittore. Chi ha pubblicato quell’operetta ha dunque voluto le lagrime dei lettori, e

  1. Lettera dell’abate Saverio Bettinelli, in data di Mantova, iS novembre 1802, posseduta dal signor Camillo Ugoni, gentiluomo di Brescia. La riportiamo come sta nell’autografo.