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non lasciar traspirare il proprio dolore, affinché non pregiudichi alla sinceritá del racconto. Pare dunque che in questa parte il metodo sia stato migliorato, e che nel romanzo italiano il lettore, non che vedere la penna d’un autore, non possa neppur sospettare che altri, fuorché l’amico dell’Ortis, abbia potuto essere l’editore del libro. L’amore per una fanciulla eccita idee piú naturali, piú vereconde e piú amabili, e riscaldate di fiamma piú pura che non l’amore per una maritata. Teresa, inclinandosi con tutta l’anima verso l’Ortis, e con libera volontá, nasconde da principio l’amor suo piú per senso d’ingenuo pudore che per rimorso o per coscienza di colpa. Quand’essa apre il suo cuore a suo padre, ogni lettore da quel minimo cenno: «Mio padre sa tutto»1, s’avvede come la dissimulazione era oramai intollerabile a quella fanciulla e come incominciava a sentirsi colpevole. Il suo contegno, ch’era da principio sincero e pieno d’affettuosa fiducia verso l’Ortis, diventa di giorno in giorno piú riservato: e, dopo la sera che l’amore l’aveva quasi condotta ad abbandonarsi al suo amante, la giovine, che pure non parla quasi mai, la vediamo sempre piú afflitta e severa. E, mentre ella si arma della fiera costanza inspiratale dal suo amante, gl’inspira maggior furore di possederla e maggiore pietá per l’innocenza di lei. Ben pare che a lui il sacrificio di rispettare la virtú di Teresa gli rincresca talvolta; ed ora pare ch’ei n’abbia certa compiacenza orgogliosa, ora la virtú della giovine lo fa vaneggiare miseramente ne’ dubbi s’egli sia riamato da lei2. Ma la modesta e indulgente virtú di Teresa traspare da un atto solo, allorché gli dice: — «Non posso essere vostra mai! — e pronunciò queste parole dal cuore profondo e con un’occhiata, con cui parea rimproverarsi e compiangermi»3. La lettura de’ poeti, l’entusiasmo per le idee sublimi conferiscono alle lettere amorose dell’Ortis un non so che di platonico; non però asconde i desidèri veementi e i deliri notturni, che ardono l’uomo innamorato4. Pochi giorni innanzi,

  1. [Di questa edizione, i, 320].
  2. Lettera 27 maggio [i, 315].
  3. [i. 309]. Molte altre edizioni leggono «rimproverarmi»; cosí una sola consonante scambiata guasta il carattere morale di Teresa, che (siccome anche in molte altre parti dell’opera) è delineato a tratti profondi, ma fuggitivi. Da questo ognun vegga quanto sia da curare la correzione tipografica in uno stile, che, quantunque forse non sia da imitarsi, è pur tale da obbligare il lettore a intendere a cenni.
  4. Lettera 21 maggio [i, 311], Lettera 29 maggio [i, 316].