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Pagina:Foscolo, Ugo – Prose, Vol. II, 1913 – BEIC 1823663.djvu/208

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202 v - scritti e frammenti vari


Ora il primo motore di tutte le azioni è la noia, la quale ci fa cercare occupazioni e desidèri nuovi, quando sono sodisfatti quelli che ci rodevano. Né io disputo se tale è l’uomo in istato di natura: io non l’ho veduto, né si può nemmeno argomentare e desumere quale egli sarebbe: dirò bensí che, se l’uomo in istato di natura si fosse contentato dell’essere suo, non sarebbe cosí prestamente ridotto in societá. Se dunque gli uomini considerassero la loro misera vita faticosa e quale ne è lo scopo, certamente dovrebbero tutti fuggire e ritornare dov’erano prima che fossero nati. Me fortunato, s’io ai tranquilli ed operosi studi dell’agricoltore e dell’artigiano o alle boriose scienze della matematica e dell’astronomia avessi rivolto il pensiero, anziché allo studio dell’uomo! Io non1 sarei sí spesso di compassione e di disprezzo a me stesso; non mi si farebbero svanire le illusioni, che, come mere apparenze, velano il vuoto della vita; non avrei perduta la speranza del cielo, e la superbia di non morire affatto, e di lasciare dopo il mio corpo il mio spirito. Tornando dappertutto nel vóto e nel nulla, io vedo gli uomini infelici quando hanno desidèri, ed infelicissimi quando non ne potessero avere.

Lucrezio stesso confessa che la gloria fu la motrice del suo sovrumano poema; e, quantunque voglia spogliarsi dalle passioni, egli stesso ha per motrice una passione. Onde è tratta, siccome

    certo che niuna risposta piena potrei ritrarne; e noi vediamo che gli uomini nascono, vivono, muoiono e s’affannano per vivere senza sapere quale debba essere lo scopo della loro vita e delle loro fatiche. Quantunque l’uomo, scelleratissimo fra tutti gli animali, perché è bugiardo e credulo ad un tempo, perché è leone con le lepri, e volpe con i leoni, perché distrugge tutti gli animali, non solo quelli che gli sono dannosi vivendo e quelli che gli sono utili uccisi, ma anche quegli animali tranquilli e solitari che, vivi o morti, non gli fanno né bene né male; — tuttoché egli domini tutto il creato, io gli chiedo perché... per vivere. Ma tu cerchi nuovi mondi, tu assalisci il cielo, tu vai superbo di scienza e di dottrina... Sono necessari a vivere? Queste fatiche, che pure ti fanno sí affannosa la vita, e te raccorciano e la fanno fuggire prima che tu la goda, dove ti conducono?... al sepolcro. Quale differenza credi che vi sia fra te ed il barbaro, ch’egli ride di te e tu di lui; ch’ei t’ammira lontano e li odia vicino, e che tu sei piú infelice quanti piú hai bisogni. Qual differenza da te alla formica ed a tutti gli altri animali? Conosci tu l’orrore in cui deve loro essere la vista deH’uomo? Tu passi frattanto e li calpesti» [Ed.].

  1. Sopra le parole «io non», cancellate nell’autografo, è scritto «la mia specie» [Ed.].