Pagina:Foscolo, Ugo – Prose, Vol. II, 1913 – BEIC 1823663.djvu/245

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discorso primo 239


le discrepanti perfin di un intero pentametro1, in modo che non errore di amanuense, né tarlo di membrane o di tempo, bensí le architettarono le liti e la ostinazione degli espositori. Di quattro manoscritti, che mi toccò di esaminare nella Ambrosiana in Milano, uno solo in carta sembra anteriore al 1450; gli altri tutti, sebbene in pergamena e con dorature foggiate all’antica, portano i caratteri de’ codici posteriori alla stampa. Però non da questi soltanto ho raccolto tutte quante le varianti, ma dagli editori e dagli altri eruditi che le propongono qua e lá nelle varie opere loro. Che se taluna mi fosse sfuggita, non dissento che tu lo ascriva alla mia inferma pazienza, purché tu ad un tempo consideri la intemperanza di tanti tormentatori di sí pochi versi. Ma se debbasi scrivere «cum» o «quum», «lacrimae», «lacrymae» o «lachrimae», «coelum» o «caelum», e siffatte quisquiglie gramaticali, ho creduto riverenza a chi legge, a me stesso ed al tempo il non disputare. Fuggiamo, mio Niccolini, a tutto potere le liti de literis vocumque apicibus. Non che talora non sieno di alcun momento; ma è grave ed inglorioso l’invadere i regni a’ gramatici, gente clamorosa, implacabile, intenta ad angariare i sudditi ed a scomunicare i ribelli, ma meno pericolosa all’inimicizia che all’ossequio. La loro famigliaritá fa contrarre le ostinazioni e le risse puerili, ch’eglino assumono trattando nude parole e rudimenti da fanciulli, onde anche i sommi letterati diventano gramatici illiberali2. E ne’ lor libri recitano a un tempo da sofisti e da poetastri, assottigliando il fumo e gonfiando le minime cose. E minacciano, e gridano per dar peso alle loro inette tragedie, di che van pieni infiniti volumi, che fanno noiosa la lettura de’ classici. Scabbia, onde fu magra e sparuta anche la lingua italiana, per cui gl’ingegni caddero nella contraria barbarie del Secento, ed ora per nuovo fastidio ricorrono alla letteratura d’oltremonte. «Tollat sua munera cerdo».

  1. Vedi note al verso ultimo del poemetto, e Considerazioni sui codici.
  2. * Mirabile esempio di questa sentenza sono le Considerazioni di Galileo Galilei, divino ingegno, sul poema del Tasso. *