Pagina:Foscolo, Ugo – Prose, Vol. II, 1913 – BEIC 1823663.djvu/28

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22 iv - seconda redazione delle


Tu sarai sempre infelice. Io non posso consolarti co’ miei consigli, perché neppure giovano alle mie sventure, derivanti dal medesimo fonte. Il freddo dell’etá ha intorpidite le mie membra; ma il mio cuore... arde ancora. Il solo conforto che posso darti è la mia pietá: e tu la porti tutta con te. Fra poco io non vivrò piú: ma, se le mie ceneri serberanno alcun sentimento, se troverai qualche sollievo querelandoti su la mia sepoltura, vieni. — Io proruppi in un dirottissimo pianto, e lo lasciai: ed egli uscí seguendomi con gli occhi mentr’io fuggiva per quel lunghissimo corridore, e intesi ch’egli tuttavia mi diceva con voce piangente: — Addio! —

ore 9 della sera.

Tutto è in punto. I cavalli sono ordinati per la mezzanotte. Io vado a coricarmi cosí vestito sino a che giungano: mi sento si stracco!

Addio frattanto; addio, Lorenzo. Io scrivo il tuo nome e ti saluto con tenerezza e con certa superstizione ch’io non ho provato mai mai. Ci rivedremo... Se dovessi.... morrei senza vederti e senza ringraziarti per sempre..., e te, mia Teresa... sí, odilo, t’amo. Ma poiché il mio infelicissimo amore costerebbe la tua pace ed il pianto della tua famiglia, io fuggo senza sapere dove mi trascinerá il mio destino!... l’alpi e l’oceano e un mondo intero, s’è possibile, ci divida.

Genova, 11 febbraro.

Ecco il sole piú bello! Tutte le mie fibre sono in un tremito soave, perché risentono la gioconditá di questo cielo raggiante e salubre. Sono pure contento di essere partito! Proseguirò fra poche ore; non so ancora dirti dove mi fermerò, né so quando finirá il mio viaggio; ma per li 16 sarò in Tolone.