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276 vi - commento alla «chioma di berenice»


Ond’io credo, con gli altri cementatori, che l’Ortalo sia Q. Ortensio oratore, da Cicerone (De Claris orat., cap. 88) lodato altamente, e morto l’anno 703, tre anni prima di Catullo. «Ortalo» per «Ortensio» vedilo in Cicerone, epist. 25 ad Attico, lib. ii. — Dal carme cxiv appare che Catullo vigilasse sempre sopra Callimaco, il quale al Discorso quarto, num. vi, s’è mostrato maestro di molti poeti di quell’etá. Dicesi chiamato Battiade, pel fondatore di Cirene, Aristotele Batto, di cui puoi vedere nell’oda splendida di Pindaro (pitica IV), la quale trovo senza pari in tutta la lirica sublime; e solo felicemente la siegue l’oda inglese (Il bardo) di Giovanni Gray, esemplare anche questo di lirica, in gran parte imitato nell’atto quinto della Maria Stuarda dall’Alfieri, ove Lamorre va profetando. Inesattamente congettura il Volpi che Callimaco si chiami Battiade pel nome di alcuno degli avi suoi. Per me trovo probabile la derivazione da Batto, padre di Callimaco, nominato da Suida, illustre per armi; e di cui il figliuolo lasciò scritto (epigram. xxvii): «praefuit armis patriae» :

                    ...Ὁ μέν ποτε πατρίδος ὅπλων
               ἤρξεν.

— Cirene è cittá libica, fondata da una colonia di lacedemoni nell’olimpiade xli. Fiorì per molti ingegni: Aristippo, filosofo cortigiano, fondatore della setta cirenaica, che tutto riponeva il sommo bene nella voluttá; Eratostene, poeta, astronomo e filosofo eminente; e Cameade, principe degli accademici, sono i piú illustri. Il regno di Cirene era celebrato per feracitá di pecore, e molto piú pe’ suoi fiori. Teofrasto, lib. vi, cap. 6: «Odoratissimae quae apud Cyretnas rosae; nude etiam unguentum rosaceum illis suavissimum: violarum etiam et reliquorum floruim odor ibi eximius ac divinus; maxime autem croci». *Dopo la sciagura d’Azzio fu provincia romana, denudata da’ proconsoli ladroni del mondo. Pedio Bleso fu raso del senato, perché in Cirene manomise il tesoro di Esculapio: «Sed tu victrix provincia ploras!» (Tacit., Annal., xiv, 18). E dopo Bleso, «Antonius Flamma Cyrenetisibus damnatur lege repetundarum, et exsilio ob saevitiam» (id., Hist., lib. iv, 45)*