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280 vi - commento alla «chioma di berenice»


Il nume della Luna, o Diana-Ecate, fu dunque anteriore agli altri custodi e re dell’inferno. Donde derivarono gli incantesimi e le orrende evocazioni, alle quali presiede sempre la Luna (Teucr., idil. ii; Orazio, Epod., ode v, v. 52; od. xvii, v. 3). Questo soprannaturale e mirabile orrendo degli incantesimi nasce nei tempi barbari, come si vede sopra tutto dalle tragedie di Shakespeare. Quindi Diana può movere fin Radamanto (Teocrito, idil. ii), e se v’ha cosa altra piú salda. È «dea mangiacani», κυνοσφαγὴς θεός (Licofrone, v. 77), rozzo e barbarico attributo; e le donne prese d’amore (passione eterna ed universale della natura, onde il Petrarca dice, Trionfo d’Amore, in, v. 150, ch’ella «aggiunge»

di cielo in terra, universale, antiqua)


invocavano la Luna (Scoliaste di Teocr., idil. ii, v. 10).

Il nome stesso greco di Diana, Ἄρτεμις, è composto delle parole ἀερα τεμνω, «aere rompere», onde ella ha doinio anche sopra l’aria; e fu quindi consecrato da’ greci un promontorio col nome d’Artemisio, perché v’era il tempio di Diana, ch’essi chiamavano «orientale» (TPlutarco, in Temistocle; Erodoto, lib. vii).

Abbiamo da’ poeti (Callimaco, in Diana) ch’ella era preside de’ porti e delle isole mediterranee, le prime che si conobbero, di tutti i monti e di tutte le selve, prime abitazioni de’ mortali: ed a Diana fu dedicato un timone di nave (Callimaco, loc. cit., v. 229); e Pindaro la chiama «fluviale» (pitica ii, V. 12): ποταμίας ἔδος Ἀρτέμιδος .

Perché questa dea aveva possanza in cielo, in terra e nell’inferno, venne ch’ella accompagnava gli uomini nel nascere, ed assisteva alle madri (Orazio, Carme secolare, v. 13). Gli ateniesi chiamavanla λυσίζωνος;, «scioglicinto», ed a lei veggonsi ne’ poeti appese le zone muliebri (Teocrito, idil. xvii, 60). Era seguita dalle Parche, ministre di tutta l’umana vita: però vediamo in alcuni monumenti etruschi ch’ella assiste con le Parche agli sponsali. Ed Orazio con Diana nomina le tre dive (ibid., v. 25). La «lenis Ilithia» di questo poeta (v. 14) è la Εἰλείθυια de’ greci, diva tutrice di tutti i parti. Da Platone (vi delle Leggi) è mentovato il tempio di lei aperto alle incinte.

È anche detta «lucifera», portatrice di luce; e nelle medaglie si rappresenta con una face. Questo nome fu dato anche al pianeta di Venere; quindi e Venere e Diana sono chiamate «celesti». Vedi Considerazione nostra decima.